Ambiente e Sostenibilità
Puglia: uliveti abbandonati trasformati in oasi ecologiche
Grazie a fondi europei, ettari di terra non coltivata sono stati riconvertiti in riserve naturali e spazi didattici.
Pubblicato il: 30 July 2025
A cura di Daniele Montesi

In Puglia, una regione storicamente legata alla coltivazione dell’ulivo, diversi ettari di oliveti abbandonati sono stati trasformati in oasi ecologiche grazie a un progetto di rigenerazione ambientale promosso da enti locali e associazioni ambientaliste. L’iniziativa mira a contrastare il degrado del paesaggio rurale e a restituire biodiversità a territori colpiti da abbandono agricolo.
Il progetto, chiamato “Radici Rinascenti”, si concentra in particolare nelle province di Lecce e Brindisi, dove l’avanzare della Xylella ha causato l’abbandono di migliaia di alberi. Al posto dei filari improduttivi, sono stati introdotti percorsi naturalistici, aree di riforestazione con piante autoctone e zone umide artificiali per la fauna selvatica.
Tra gli obiettivi principali c’è la creazione di corridoi ecologici che colleghino le aree rurali agli habitat costieri e ai parchi regionali. Le nuove oasi sono visitabili a piedi o in bicicletta e includono pannelli informativi, aree di sosta e osservatori per il birdwatching.
“Abbiamo trasformato un simbolo di crisi in un’opportunità ecologica,” racconta Martina Colucci, agronoma e coordinatrice scientifica del progetto. “Il terreno non è stato cementificato, ma rigenerato secondo principi agroecologici.”
Molte delle aree sono affidate a cooperative sociali che si occupano della manutenzione e offrono percorsi di inserimento lavorativo per giovani disoccupati e persone fragili. L’economia circolare è al centro dell’approccio, con produzione di compost e semenze autoctone.
Il progetto è finanziato in parte con fondi europei del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) e in parte con donazioni private. Le amministrazioni comunali hanno anche approvato nuove varianti urbanistiche per destinare formalmente queste aree alla tutela ambientale.
Le oasi sono già diventate meta di scolaresche, turisti e fotografi naturalisti, contribuendo anche al rilancio economico di borghi rurali colpiti dallo spopolamento. La speranza è che questa esperienza diventi un modello replicabile in altre regioni italiane alle prese con l’abbandono agricolo.